Teologia di Ilario di Poitiers
La gloria del corpo
1.
Nemmeno qui disse: affinchè abbiano, ma affinchè veggano il mio
splendore. Il servo vede, mentre il Signore possiede.
(
2.
Così, il Dio che è immagine viva del Dio vivente, forma compiuta
della natura beata, Figlio unigenito della sostanza priva di nascita, se
non possiede la gloria perfetta della beatitudine del Padre e non è per
ogni aspetto un riflesso della sua natura, non è vera immagine del Padre.
(De Trinitate XI 5)
3.
[...] uno da uno, vero da vero, vivo da vivo, perfetto da perfetto,
potenza da potenza, sapienza da sapienza, gloria da gloria, immagine del
Dio invisibile, forma del Padre ingenerato [...] Ascolta il Figlio,
immagine, sapienza, sapienza, forza, gloria di Dio.
(De Trinitate II 8.10)
4.
Isaia dice di non aver mai visto un Dio fuori di questo. Ha visto
infatti la gloria di Dio, di cui ha preannunziato il mistero
dell'incarnazione della Vergine. E se tu, eretico, ignori che in quella
gloria ha visto il Dio unigenito, ascolta Giovanni evangelista che
afferma: Questo ha detto Isaia, quando ha visto la sua gloria e ha
parlato di lui. [...] Isaia infatti ha visto Dio. Benché sia scritto:
Nessuno ha visto Dio, se non il Figlio unigenito, che è nel seno del
Padre [...] il profeta tuttavia ha visto Dio e ha contemplato la sua
gloria [...]
(De Trinitate V 33)
5.
[...] ha acquisito la gloria di uno splendore che non si poteva guardare
e la luce irresistibile della maestà divina che gli era accanto ha
irradiato le fattezze corruttibili del suo volto.
(De Trinitate V 23)
6.
Perciò, la richiesta della gloria da dare e viceversa della gloria da restituire non toglie qualcosa al Padre e non indebolisce il Figlio.
Si manifesta invece la stessa potenza divina in tutti e due.
(De Trinitate III 12)
7.
Ma colui che era Figlio di Dio aveva cominciato ad essere anche figlio
dell'uomo [...] Non aveva perduto ciò che era, ma aveva cominciato ad
essere ciò che non era. [...] il Figlio fatto carne chiedeva ora che la
carne cominciasse ad essere per il Padre ciò che era il Verbo. Così ciò
che apparteneva al tempo avrebbe ricevuto la gloria di quello splendore
che è senza tempo, e la corruzione della carne sarebbe scomparsa,
trasformata per la incorruttibilità dello Spirito nella potenza di Dio.
(De Trinitate III 16)
8.
Non chiede solo di essere lui stesso glorificato, così da avere in
proprio qualche misura di gloria, ma domanda di essere glorificato
presso il Padre stesso. Perché infatti rimanesse nell'unità con lui come
vi era rimasto prima, il Padre l'avrebbe glorificato presso di sé, per
il fatto che l'unità della sua gloria si era ritirata per l'obbedienza
esercitata nell'economia salvifica. Chiedeva cioè di ritornare, grazie
alla glorificazione, in quella natura in cui era unito [al Padre] per il
mistero della nascita divina, e di essere glorificato dal Padre presso
lui stesso.
(De Trinitate IX 39)
9.
Il Figlio dell’uomo sarebbe stato generato come perfetto Figlio di Dio,
riprendendo e donando così al corpo la gloria della propria eternità,
mediante la potenza della risurrezione. [...]
Non era però allora
esattamente tutto ciò che domandava di diventare, chiedeva così di
diventare tutt’intero non altro se non ciò che era. [...] Questo è
dunque il giorno della sua risurrezione, in cui riprende la gloria per
la quale nasce a ciò che era prima dei tempi. Ma se nasce a ciò che era
prima dei tempi, questo tuttavia avviene nel contesto del tempo, cosa
che non era.
E quindi il Figlio dell’uomo, d’ora innanzi, si vedrà
sedere alla destra della potenza, poiché la natura della carne,
glorificata dopo la risurrezione, veniva elevata a quello stato di
gloria che aveva posseduto prima. Il Figlio dell’uomo, destinato a
sedere con il Padre, nasceva allora come Figlio vivente di Dio, non più
destinato a morire, una volta che la corruzione della carne ormai era
stata assorbita nella immortalità.
(Super Psalmos 2,27)
10.
Dato che una cosa è l'essere Dio prima di essere uomo, un'altra
l'essere uomo e Dio, un'altra ancora l'essere tutt'intero uomo e
tutt'intero Dio dopo essere stato uomo e Dio, non confonderai il mistero
della economia salvifica quanto ai tempi e ai modi di essere. Difatti,
conformemente alle nature e ai modi di essere, all'interno del mistero
del suo farsi uomo, è necessario che egli parli un linguaggio prima di
nascere, un altro quando deve ancora affrontare la morte, un altro
quando è già nell'eternità.
(De Trinitate IX 6)
11.
Ma ecco il punto supremo dell'economia della salvezza: ora il Figlio
tutt'intero, ossia uomo e Dio, per condiscendenza della volontà paterna
si trovava unito alla natura paterna, e colui che rimaneva nel potere
della natura [divina], rimaneva anche nel modo di essere di tale natura.
Questo infatti acquisiva per l'uomo, di poter essere Dio.
Ma
l'uomo assunto in nessun modo poteva rimanere nell'unità con Dio, se non
giungendo all'unità con chi era Dio per natura en virtù dell'unità di
Dio. E per il fatto che il Dio Verbo era nella natura di Dio anche il
Verbo fatto carne si ritrovava, a sua volta, nella natura di Dio; e così
l'uomo Gesù Cristo poteva rimaenre nella gloria di Dio Padre, se la
carne era unita alla gloria di Verbo. Il Verbo fatto carne ritornava
allora nell'unità della natura paterna anche come uomo, dal momento che
la carne assunta aveva raggiunto la gloria del Verbo.
Bisognava perciò che il Padre gli restituisse l'unità di natura
con lui, in modo che chi era nato dalla sua natura si ritrovasse di
nuovo in lui per essere glorificato. La novità dell'economia salvifica
aveva introdotto un impedimento all'unità, e ora non ci poteva essere
unità perfetta come prima, se la carne assunta non fosse stata
glorificata presso di lui.
(De Trinitate IX 38)
12.
Il Padre dunque è maggiore del Figlio. E certamente è maggiore, perché
dona [al Figlio] di essere tutto ciò che egli stesso è: nel mistero
della nascita gli concede di essere immagine della propria natura
ingenerata; lo genera nella sua forma a partire da sé; dalla forma di
servo lo riporta di nuovo nella forma divina; a colui che è nato da
sempre nella propria gloria come Cristo Dio dona di essere di nuovo
nella propria gloria come Dio secondo la carne, Gesù Cristo, una volta
che è andato incontro alla morte.
(De Trinitate IX 54)
13.
[...] non si deve più cercare un altro Padre all’infuori di questo, né
un’altra sostanza con cui siamo stati plasmati oltre quella che abbiamo
detto prima e che è stata indicata dal Signore , né un’altra Mano di Dio
oltre quella che dall’inizio alla fine ci plasma, ci prepara per la
vita, è accanto alla sua creatura e la rende perfetta ad immagine e
somiglianza di Dio.
(
14.
‘Sappiano
le nazioni che sono uomini’, cioè sono state generate dalla terra e
formate dal fango, per giungere alla conoscenza di Dio. Ciò che prima
gli uomini non conoscevano perché ignoravano la legge di Mosè, ora lo
conoscono per la predicazione del Signore nostro Gesù Cristo. Come nel
nuovo legislatore riconoscono la loro origine, cioè la natura corporea,
così dallo stesso nuovo legislatore attendono anche la gloria, essi che,
fin dal loro apparire, sono stati formati ‘a immagine e somiglianza di
Dio’.
(Super Psalmos 118 mem 10)
15.
Non ritiene di vivere nel tempo presente, ma attende la vita, quando
questo corpo mortale sarà distrutto e verrà assorbito nella gloria
dell’immortalità. Sa che gli è stata fatta questa promessa fin dal primo
istante della sua creazione, quando dio dice: ‘Facciamo l’uomo a nostra
immagine e somiglianza’. Questo è l’inizio della parola di Dio
sull’uomo, quando l’origine della nostra discendenza veniva stabilita a
immagine dell’eternità senza fine. [...] Questo è allora il fondamento
di una verità immutabile; così la verità all’inizio delle parole divine
è che l’uomo nuovo, rigenerato in Cristo, viva eternamente in futuro,
secondo l’immagine del Dio eterno, cioè dell’Adamo celeste.
(Super Psalmos 118 resch 9-10)
16.
Che quindi Dio sia tutto in tutto è a vantaggio della nsotra natura
assunta. Colui che essendo nella forma di Dio è stato trovato nella
forma di servo, deve essere di nuovo proclamato nella gloria di Dio
Padre; così si comprenderà con chiarezza che rimane nella forma di colui
nella cui gloria dovrà essere confessato.
Si tratta perciò soltanto di un'economia di salvezza, non di un
mutamento; egli continua ad essere nella natura in cui si trovava. Ma
essendoci uno stadio intermedio in cui ha cominciato ad esistere, cioè
con la nascita umana, tutto è acquisito per quella natura che prima non
era Dio, dato che, come si mostra, Dio è tutto in tutto a seguito del
mistero dell'economia salvifica. Si tratta allora di un guadagno e di un
vantaggio per noi, che siamo resi conformi alla gloria del corpo di Dio.
D'altronde il Dio unigenito, pur essendo nato come uomo, altro non è che
Dio tutto in tutto. Quella sottomissione del corpo infatti, per la quale
ciò che in lui è carnale viene assimilato nella antura spirituale, fa sì
che Dio tutto in tutto sia quello che, oltre che Dio, è anche uomo; ma è
la nostra umanità ad essere elevata a questo livello. Del resto, noi
progrediremo fino alla conformità nella gloria con colui che è uomo come
noi. Rinnovati per la conoscenza di Dio, saremo trasfigurati a immagine
del Creatore, secondo la parola dell'apostolo [...]
L'uomo
quindi è reso immagine perfetta di Dio. Difatti, divenuto conforme alla
gloria del corpo di Dio, si eleva fino all'immagine del Creatore secondo
il modello disposto per il primo uomo. E reso uomo nuovo per la
conoscenza di Dio dopo aver lasciato il peccato e l'uomo vecchio, giunge
alla perfezione del suo essere, conosce il suo Dio e per questo ritorna
ad essere immagine sua. Per la retta fede cammina verso l'eternità, e
rimarrà in eterno immagine del suo creatore.
(De Trinitate XI 49)