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  • Teologia di Ilario di Poitiers

    Il corpo glorioso di Cristo



    1. Egli ha assunto in sé la natura di ogni carne e, divenuto per mezzo di essa la vite vera, ha in sé la radice di ogni tralcio. Se dunque qualche tralcio è incredulo o infecondo, si offre da se stesso per esserne sradicato; pur rimanendovi per natura, ne sarà strappato per incredulità o infecondità.
    (Super Psalmos 51, 16)


    2. [...] a tutti infatti è aperta, perché siano partecipi del corpo di Dio e del Regno, dal momento che il Verbo di Dio si è fatto carne ed ha abitato tra noi, assumendo cioè in sé la natura dell’intera umanità, ma perché ciascuno, secondo che avrà meritato, si offrirà ad essere strappato dalla tenda e sradicato perciò dalla terra dei viventi, anche se non gli era stato mai impedito di farne parte, visto che per l’assunzione della natura era stato accolto come membro.
    (Super Psalmos 51, 17)


    3. Ma solo al Padre e al Figlio appartiene per natura di essere una cosa sola, poiché Dio da Dio e l'unigenito dall'ingenerato non può esistere se non nella natura di chi gli ha dato origine - così chi è generato si trova ad essere anche nella sostanza che corrisponde alla sua nascita, e la nascita non ha altra verità se nonq uella da cui è partita -, il Signore non ci ha lasciato alcun dubbio in ordine alla fede e ci ha insegnato in tutto il discorso successivo la natura di tale assoluta unità. Segue infatti: Perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
    Il mondo quindi crederà che il Figlio è stato mandato dal Padre per il motivo che quanti crederanno in lui saranno una cosa sola nel Padre e nel Figlio. E come lo saranno, subito ci viene detto: E io ho dato loro la gloria che tu mi hai dato a me. E ora io chiedo: la gloria è lo stesso che la volontà? La volontà è un movimento dell'animo, mentre la gloria è la manifestazione o la dignità della natura.
    Il Figlio dunque a tutti coloro che crederanno in lui ha dato la gloria ricevuta dal Padre e non certo la volontà; se fosse questa ad essere data, la fede non avrebbe alcun premio, perché ci sarebbe infusa dalla necessità di una volontà imposta. Ha mostrato poi a che cosa serve la concessione della gloria che abbiamo ricevuto: Perché siano una cosa sola, come noi siamo una cosa sola. Questo è il motivo per cui la gloria è stata data, che tutti cioè siano una cosa sola. Quindi già tutti sono una cosa sola nella gloria, perché non è stata data una gloria diversa da quella ricevuta, e non è stata data per altro, se non perché tutti siano una cosa sola. E se tutti sono una cosa sola per la gloria data al Figlio, e dal Figlio concessa, a sua volta, ai credenti, io chiedo: in che modo la gloria del Figlio sarà diversa da quella del Padre, se è la gloria del Figlio ad accogliere tutti i credenti nella gloria del Padre?
    Un simile modo di esprimere la speranza umana potrà essere insolito, ma non mancherà di fede. Benché sia temerario sperare questo, è tuttavia empio non credervi, dal momento che per noi è uno solo e lo stesso il garante sia della speranza che della fede.
    Di questo punto tratteremo, come è giusto, a suo luogo con maggiore chiarezza e abbondanza. Intanto, anche da quanto ora diciamo si capirà comunque che questa nostra speranza non è né vuota né temeraria. Tutti sono dunque una cosa sola per la gloria ricevuta e data. Conservo la fede, e recepisco il motivo dell'unità. Ma non intendo ancora in che modo la gloria concessa faccia sì che tutti siano una cosa sola.
    (De Trinitate VIII 12)


    4. Ma il Signore, senza lasciare alcuna incertezza alla scienza dei fedeli, ha insegnato l'effetto stesso prodotto nella natura [umana], dicendo: Perché siano una cosa sola, come noi siamo una cosa sola, io in essi e tu in me, perché siano perfetti nell'unità.
    A coloro che ammettono l'unità di volontà tra il Padre e il Figlio, chiedo se Cristo è in noi per la realtà della natura o per la concordia della volontà. Se infatti veramente il Verbo si è fatto carne, e noi riceviamo veramente il Verbo fatto carne come alimento del Signore, come pensare che non rimane naturalmente in noi, lui che, nato come uomo, ha assunto la natura della nostra carne, ormai inseparabile da lui, e ha mescolato la natura della sua carne alla natura eterna nel sacramento della carne, a cui noi dobbiamo comunicare?
    Così infatti noi tutti siamo una sola cosa, perché il Padre è in Cristo e Cristo è in noi. Chiunque allora negherà che il Padre è in Cristo per natura, dovrà prima negare che per natura lui è in Cristo e Cristo in lui, dato che il Padre in Cristo e il Cristo in noi fanno sì che in essi noi siamo una cosa sola. Se quindi veramente Cristo ha assunto la carne del nostro corpo, se veramente l'uomo nato da Maria è il Cristo, e veramente nel sacramento [dell'Eucaristia] noi riceviamo la carne del suo corpo, e saremo una cosa sola perché il padre è in lui e lui è in noi, c'è da chiedersi: in che modo si può affermare [solo] una unità di volontà, dal momento che, grazie al sacramento, è propriamente la natura il sacramento dell'unità perfetta?
    (De Trinitate VIII 13)


    5. Con l’unica pecora si deve intendere l’uomo e nell’unico uomo si deve vedere l’insieme degli uomini. Ma nel peccato del solo Adamo tutta l’umanità ha peccato. Le novantanove che non si sono smarrite quindi devono essere considerate come la moltitudine degli angeli celesti, i quali provano gioia e premura in cielo per la salvezza dell’uomo. Colui che va in cerca dell’uomo è Cristo, le novantanove che non si sono smarrite sono la moltitudine della gloria celeste, alla quale, tra la gioia più grande, è stato riportato nel corpo del Signore, l’uomo che si era perduto. A ragione quindi questo numero è aggiunto, sotto forma di lettera, ad Abramo e si compie in Sarra: da Abramo infatti si passa al nome di Abraamo e Sara riceve il nome di Sarra. In uno solo, Abraamo, siamo rappresentati tutti noi e, per mezzo di noi, che formiamo tutti una sola cosa, il numero della Chiesa celeste deve raggiungere la sua pienezza.
    (In Matthaeum 18, 6)


    6. Il sogno di Adamo e la creazione di Eva prefigurazione della resurrezione della carne.
    Bisogna considerare che nel sonno di Adamo e nella creazione di Eva c'è anche la rivelazione in figura del mistero nascosto riguardante Cristo e la Chiesa: questa rivelazione infatti ci offre dei motivi validi per credere alla resurrezione dei corpi. Nella creazione della donna, difatti, non viene preso più del fango, la terra non è più plasmata per formare un corpo, il soffio di Dio non trasforma più la materia inanimata in un'anima vivente, ma la carne cresce sull'osso, alla carne è data la perfezione del corpo, e alla perfezione del corpo si aggiunge la forza dello spirito. Dio ha annunciato quest'ordine alla resurrezione attraverso il profeta Ezechiele, insegnando, a proposito delle realtà future, ciò che può la sua potenza. Tutto infatti vi concorre: c'è la carne, lo spirito sopravviene, non si perde nessuna delle sue opere per Dio, il quale, per animare il corpo umano, che è opera sua, ha trovato presenti queste cose, che non esistevano.
    Ora, secondo l'apostolo, è questo "il mistero nascosto in Dio da secoli", che "i gentili cioè sono chiamati a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della promessa in Gesù Cristo", "che ha il potere secondo lo stesso apostolo, di conformare il nostro misero corpo al suo corpo glorioso.
    Dunque dopo il sonno della sua passione l'Adamo celeste, al risorgere della Chiesa, riconosce in essa il suo osso, la sua carne, non più creata dal fango e vivificata dal soffio, ma che cresce sull'osso e fatta corpo da corpo, raggiunge la sua perfezione sotto il soffio dello spirito. Coloro infatti che sono in Cristo risusciteranno come Cristo, nel quale si è compiuta già da ora la risurrezione di tutta la carne, poiché lui stesso è nato nella nostra carne per la potenza di Dio, nella quale suo Padre lo ha generato prima dei secoli. E poiché il giudeo e il greco, il barbaro e lo scita, lo schiavo e l'uomo libero, l'uomo e la donna, tutti sono una sola cosa in Cristo, dal momento che la carne è nata dalla carne, che la chiesa, tutto ciò che è stato preparato da Cristo per la chiesa per la consumazione dei tempi, si è già compiuto in Adamo ed Eva all'inizio della storia del mondo.
    (De mysteriis I 5)


    7. Così ciò che apparteneva al tempo avrebbe ricevuto la gloria di quello splendore che è senza tempo, e la corruzione della carne sarebbe scomparsa, trasformata per la incorruttibilità dello Spirito nella potenza di Dio.
    (De Trinitate III 16)


    8. Ma bisogna cercare di capire perché neanche uno di essi cadrà, senza che Dio lo voglia. La volontà di Dio è che uno di essi si alzi in volo, ma la Legge, uscita dal piano di Dio, stabilisce che uno di essi piuttosto cada. Se essi volassero, sarebbero una cosa sola, cioè il corpo acquisterebbe la natura dell’anima e il peso della natura terrena sarebbe eliminato a favore della sostanza dell’anima e diventerebbe un corpo spirituale.
    (In Matthaeum 10, 19)


    9. Inoltre, la ragione mi persuadeva che non sarebbe degno di Dio aver introdotto l'uomo in questa vita in cui egli partecipa del senno e della saggezza, se poi fosse obbligato a cessare di vivere e morire per sempre. In tal modo, chi ancora non esiste verrebbe al mondo solo per non esistere più, ma una volta introdotto in esso; sappiamo invece che il solo motivo del nostro nascere è che quanto non era cominci ad esistere, e non che non esista quanto ha cominciato ad essere.
    (De Trinitate I 9)


    10. La nostra natura quindi, spinta continuamente all'accrescimento per la necessità di una legge universale, attende senza arroganza la promozione a una natura più alta. Per l'essere umano l'incremento è secondo natura, mentre la diminuzione è contro natura.
    È stato pertanto proprio di Dio essere altro da ciò che era in modo permanente, senza tuttavia lasciare di essere ciò che era stato: nascere come Dio nell'uomo, e tuttavia non cessare di essere Dio; rimpicciolirsi fino al concepimento, alla culla, all'infanzia, e con tutto ciò non venir meno al potere divino. Questo non è un mistero per lui, ma per noi. E per lui non è un vantaggio l'assumere quanto noi siamo, ma il volere la propria umiliazione è promozione per noi. Egli non perde l'essere Dio e l'uomo acquisisce di essere Dio.

    (De Trinitate IX 4)

    11. Per quanti risorgeranno infatti non sarà aggiunto un corpo da materia esteriore, non sarà restituita una natura di origine estranea o fatta di elementi esterni. Invece, verrà fuori il medesimo corpo con l’acquisizione di uno splendore eterno, e quanto sarà nuovo in esso, lo sarà come il risultato di una trasformazione e non di una creazione.
    (Super Psalmos 55, 12)


    12. Esiste qualcosa che è salvato per il nulla? Certamente tutto ciò che, ricevuta la risurrezione, non è trovato degno della trasformazione. Pur essendo stata redenta in Cristo ogni carne perché risorga, e pur essendo obbligata a presentarsi al suo tribunale, tuttavia non per tutti, nell’atto del risorgere, si accompagnano la gloria e l’onore. Sono salvati quindi per il nulla coloro ai quali è concessa solo la risurrezione, senza la trasformazione.
    (Super Psalmos 55, 7)


    13. Di simile indumento perciò sono ricoperti i montoni, di tale abito della gloriosa immortalità sono rivestiti.
    (Super Psalmos 64, 17)


    14. Ai miti promette l’eredità della terra, ossia di quel corpo che il Signore stesso ha assunto come dimora. Poiché il Cristo abiterà in noi grazie alla mansuetudine del nostro spirito, noi pure saremo rivestiti della gloria del suo corpo glorificato.
    (In Matthaeum 4, 3)