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  • Parabola delle dieci vergini (Mt 25,1-13)





    1 Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini le quali, prese le loro lampade, uscirono a incontrare lo sposo.
    2 Cinque di loro erano stolte e cinque avvedute;
    3 le stolte, nel prendere le loro lampade, non avevano preso con sé dell'olio;
    4 mentre le avvedute, insieme con le loro lampade, avevano preso dell'olio nei vasi.
    5 Siccome lo sposo tardava, tutte divennero assonnate e si addormentarono.
    6 Verso mezzanotte si levò un grido: "Ecco lo sposo, uscitegli incontro!"
    7 Allora tutte quelle vergini si svegliarono e prepararono le loro lampade.
    8 E le stolte dissero alle avvedute: "Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono".
    9 Ma le avvedute risposero: "No, perché non basterebbe per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene!"
    10 Ma, mentre quelle andavano a comprarne, arrivò lo sposo; e quelle che erano pronte entrarono con lui nella sala delle nozze, e la porta fu chiusa.
    11 Più tardi vennero anche le altre vergini, dicendo: "Signore, Signore, aprici!"
    12 Ma egli rispose: "Io vi dico in verità: Non vi conosco".
    13 Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.




    1. Lo sposo è il Figlio di Dio, ma la sposa può essere il corpo che prese dalla Vergine e col quale verrà (nel giudizio finale); può essere anche la Chiesa, che apparirà luminosa allorché le membra concorreranno a formarne l'intero corpo e a causa del loro concorso apparirà in tutta la sua grandezza.
    (Agostino, Lettere, 32, 76).

    2. Dobbiamo ricordare che spesso, nella Scrittura, il regno dei cieli indica la Chiesa del tempo presente, come risulta da questo passo in cui il Signore diche: “Il Figlio dell’uomo manderà gli angeli a togliere dal suo regno tutti gli scandali” (Mt 13,41). Infatti, nel regno della beatitudine, in cui si trova la pace suprema, non potranno sussistere ancora scandali da rimuovere.
    (Gregorio Magno, Omelie sul vangelo, I, 12, 1).

    3. Attraverso i cinque sensi del corpo, poi, ognuno si rende conto del suo esistere, e il numero cinque, raddoppiato, dà dieci. Siccome l’insieme dei fedeli si compone di persone d’ambo i sessi, la santa Chiesa è definita simile alle dieci vergini, ed essendo in essa frammisti i peccatori con i giusti e i reprobi con gli eletti giustamente è ritenuta simile a un gruppo di vergini sagge e stolte.
    (Gregorio Magno, Omelie sul vangelo, I, 12, 1).

    4. Dovremo dunque, carissimi, intendere che questa parabola si riferisce a noi tutti, cioè assolutamente a tutta quanta la Chiesa, non ai soli superiori, dei quali abbiamo parlato ieri, né ai soli fedeli laici, ma a tutti assolutamente. Ma perché allora cinque vergini sagge e cinque stolte? Queste vergini, cinque sagge e cinque stolte, sono assolutamente tutte le anime dei cristiani. Ma, per dirvi ciò che pensiamo per ispirazione di Dio, non sono le anime di qualsiasi specie, ma le anime che hanno la fede cattolica e si vedono praticare le opere buone nella Chiesa di Dio.
    (Agostino, Discorsi, 93, 2, 2).

    5. È vero che non si è soliti parlare di verginità a proposito di persone coniugate, eppure anche nel matrimonio esiste la verginità della fedeltà, la quale produce la pudicizia coniugale. Mi spiego: perché la Santità vostra si convinca che ciascuno o ciascun'anima è chiamata, in modo non inopportuno, vergine in relazione ai sentimenti intimi e all'integrità della fede, con cui ci si astiene dalle cose illecite e si compiono le opere buone; [ricordatevi che] tutta la Chiesa, formata di ragazze e ragazzi, di donne maritate e di uomini ammogliati, è chiamata con il nome di vergine al singolare. Come proviamo quest'affermazione? Ascolta l'Apostolo che dice, non solo alle donne consacrate a Dio, ma assolutamente a tutta la Chiesa: Vi ho promessi in matrimonio a un solo sposo, a Cristo, per presentarvi a lui come una vergine pura (2Cor 11,2). E poiché bisogna tenersi lontani dal diavolo ch'è il corruttore di tale verginità, lo stesso Apostolo, dopo aver detto: Vi ho promessi in matrimonio a un solo sposo, a Cristo, per presentarvi a lui come una vergine pura, soggiunge subito e dice: Temo però che, come il serpente con la sua malizia ingannò Eva, così i vostri pensieri vengano traviati dalla purezza riguardo a Cristo (cf. 2Cor 11,3). Quanto al corpo sono pochi ad avere la verginità, ma tutti debbono averla nel cuore.
    (Agostino, Discorsi, 93, 3, 4).

    6. Ma perché presenta questa parabola i cui personaggi sono le vergini e non propone semplicemente un personaggio qualunque? Aveva parlato della verginità in termini eccellenti dicendo: “Vi sono eunuchi che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli”(Mt 19,12). […] Poiché si trattava di una virtù grande e di cui i più avevano un’alta opinione, perché nessuno, praticandola, avesse l’atteggiamento come di chi ha realizzato tutto e trascurasse le altre virtù, presenta questa parabola, sufficiente a persuadere che la verginità, anche se ha tutto il resto, ma è priva del bene che proviene dall’elemosina, viene respinta insieme ai fornicatori. […] Perciò le chiama stolte, perché, mentre fronteggiarono la fatica maggiore [della virginità], abbandonarono tutto per quella minore [dell’elemosina]. Chiama qui lampade il dono sesso della verginità, la purezza della santità; olio invece la bontà, l’elemosina, l’aiuto verso i bisognosi.
    (Giovanni Crisostomo, Omelie in Matteo, 78, 1).

    7. Questa parabola o similitudine delle dieci vergini stolte e prudenti alcuni la riferiscono soltanto allo stato di verginità. Alcune vergini, come dice l’apostolo, sono tali nel corpo e nell’anima (cf. 1Cor 7,34), mentre altre, pur conservando la verginità del corpo, non la possiedono nelle restanti loro opere. […] A me sembra però che queste parole possano avere anche un altro significato, cioè che non si riferiscano soltanto allo stato della verginità, ma alla condizione generale dell’uomo. Come infatti i due uomini che stanno nel campo e le due donne che stanno alla macina (cf. Mt 24,40-41) significano i due popoli […] cioè il popolo dei santi e quello dei peccatori, i quali ultimi, essendo anch’essi nella Chiesa, sembrano anch’essi arare e macinare mentre ogni cosa compiono ipocritamente, così anche qui le dieci vergini rappresentano tutti gli uomini che sembrano credere in Dio e tenere in onore le sante Scritture, siano essi uomini di Chiesa, giudei o eretici. Sono chiamate tutte vergini perché si gloriano nella conoscenza dell’unico Dio e le loro anime non sono travolte dalla tempesta dell’idolatria. Hanno però con sé l’olio quelle vergini che adornano con le opere la loro fede; non lo hanno quelle che, pur sembrando nutrire un’identica fede in Dio, trascurano l’esercizio delle virtù. Possiamo anche vedere nelle cinque vergini, sia in quelle sagge come in quelle stolte, i cinque sensi. Alcuni di essi anelano alle cose celesti e bramano le cose di lassù; mentre gli altri, agognando allo sterco terreno, non posseggono la luce della verità con la quale illuminare i loro cuori.
    (Girolamo, Commento al vangelo di Matteo, IV).

    8. [Le parole della parabola] esprimono il fatto che la medesima condotta di vita era stata da esse scelta e che è espressa con il numero 10. Esse infatti si erano accinte parimente a quello che avevano scelto, e vengono chiamate dieci, perché avevano lo stesso proposito; tuttavia non si comportano egualmente quando uscirono incontro allo Sposo. Le une, infatti, avevano preparato per le loro lampade a olio un nutrimento abbondante e bastante per due volte, le altre invece, furono imprevidenti, preoccupandosi solo del momento presente. E vengono divise egualmente in due gruppi di cinque, perché alcune di esse avevano conservato puri e vergini da peccati i cinque sensi che per lo più vengono chiamati porte della saggezza; le altre invece, li avevano contaminati con una moltitudine di peccati ed insozzati di malvagità. […]
    E come Tallusa ha detto che c’è una castità degli occhi e una delle orecchie, una della lingua e una di ciascun altro senso, così colei che ha custodito involata la fede alle cinque vie della virtù, vista, gusto, odorato, tatto e udito, viene chiamata cinque vergini per aver riportato pure al Cristo le 5 percezioni del senso, e di ciascuna di esse ha fatto brillare chiaramente la santità, come una lampada. Ed infatti la lampada a 5 luci è proprio la nostra carne, che l’anima reca, come una torcia, allo sposo, Cristo, nel giorno della risurrezione, mostrando attraverso tutti i sensi la fede splendidamente brillante, come egli stesso insegna, dicendo: “Sono venuto a metter fuoco sulla terra e che cosa desidero se non che si accenda?” (Lc 12,49), chiamando terra i nostri corpi, nei quali vuole che si accenda l’azione viva ed infiammata del suo insegnamento.
    (Metodio di Olimpo, Il banchetto delle dieci vergini, VI, 3).

    9. Le lampade rappresentano la luce delle anime risplendenti, che brillano per il sacramento del battesimo.
    (Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo, 27,4).

    10. Ma se è un bene astenersi dai moti illeciti dei sensi e perciò qualunque anima cristiana ha ricevuto il nome di vergine, per qual motivo cinque di esse vengono fatte entrare e cinque sono respinte? Sono vergini eppure sono respinte. Non basta che siano vergini, ma hanno anche le lampade. Sono vergini in quanto si astengono dalle sensazioni illecite, hanno le lampade in quanto fanno le opere buone. Di queste opere il Signore dice: La vostra luce risplenda davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone e diano gloria al Padre vostro ch'è nei cielo (Mt 5,16). Ai discepoli dice ugualmente: Siate sempre pronti con la cintura ai fianchi e le lampade accese (Lc 12,35). Nei fianchi legati con la cintura è denotata la verginità, nelle lampade accese le opere buone.
    (Agostino, Discorsi, 93, 2, 3).

    11. Le lampade simboleggiano poi le opere buone, di cui il Signore dice: Le vostre opere buone splendano al cospetto degli uomini e glorifichino il vostro Padre celeste (Mt 5,16). L'intenzione delle vergini sagge nel volere che le loro opere buone siano viste dagli uomini ha per scopo non già che ne ricevano lode esse, ma che sia data gloria a Dio, dal quale hanno ricevuto la grazia di fare il bene. Per questo motivo godono anche del bene interiore, sotto lo sguardo di Dio, ove l'elemosina resta in segreto, affinché il Padre che vede nel segreto dia la sua recompensa (Mt 6,4). Per lo stesso motivo le lampade non si estinguono mai, perché sono alimentate dall'olio interiore, cioè dall'intenzione della buona coscienza, per cui si compie sotto lo sguardo di Dio e per la sua gloria tutto ciò che risplende nelle buone opere agli occhi degli uomini. Le lampade delle vergini stolte invece, che non portano con sé l'olio, si estinguono, cioè le buone opere non risplendono di luce costante qualora cessi la lode degli uomini, per la quale le compivano, avendo di mira solo che fossero viste dagli uomini, non che venisse glorificato il Padre celeste. L'intenzione di dar gloria a Dio è invece di perenne gloria per l'anima, che sa di essere debitrice a Dio se fu giustificata nel compiere le opere buone, e perciò vuol essere lodata in rapporto al Signore, non in rapporto a se stessa. Altrove l'uomo di Dio canta: L'anima mia si glorierà nel Signore (Sal 32,2), affinché chi si gloria, si glori nel Signore (1Cor 1,31).
    (Agostino, Lettere, 140, 31).

    12. Le vergini sagge sono le anime che cogliendo il momento favorevole, durante il quale si trovano nei corpi per compiere opere buone, si sono preparate per andare per prime incontro alla venuta del Signore. Le stolte invece sono le anime che rilassate e negligenti, hanno avuto solo la preoccupazione delle cose presenti, e dimentiche delle promesse di Dio, non si sono protese fino alla speranza della risurrezione. E poiché le stolte non possono andare incontro con le lampade spente, chiedono a quelle, che erano sagge, di prestare loro dell’olio. Ma queste risposero che non potevano dargliene, perché non ce ne sarebbe stato abbastanza per tutte: il che significa che nessuno deve appoggiarsi sulle opere e sui meriti altrui, poiché è necessario che ognuno compri dell’olio per la propria lampada.
    (Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo, 24, 5).

    13. Quale legame più stretto di rassomiglianza può esserci tra vergini e vergini, cinque da una parte e cinque dall'altra, tutte fornite di lampade, le une e le altre incontaminate e incamminate egualmente incontro allo sposo? E che c'è di più opposto quanto le sagge e le stolte? E ciò si capisce facilmente, poiché le prime portano l'olio nei recipienti, cioè la conoscenza della grazia di Dio nei loro cuori, in quanto sanno che nessuno può essere continente, se Dio non glielo concede (Sap 8,21), e reputano ch'è effetto di sapienza conoscere da chi provenga tale dono; le altre al contrario, senza ringraziare Colui che largisce tali beni, si perdettero in vani pensieri, il loro cuore insensato si ottenebrò e, mentre dicevano di essere sagge, diventarono stolte (Rm 1,21-22). Certo non dobbiamo disperare in alcun modo neppure di queste, prima che ci addormentiamo nella morte: ma se si addormenteranno in quella disposizione di spirito, anche se si sveglieranno, cioè risorgeranno quando risonerà il grido che annunzierà vicino l'arrivo dello sposo, rimarranno fuori, non perché non siano vergini ma perché, ignorando da chi hanno ricevuto la virtù che posseggono, sono vergini stolte. Giustamente resteranno fuori, dato che non portarono nel loro intimo il sentimento di gratitudine per la grazia (di Dio).
    (Agostino, Lettere, 140, 37).

    14. Ma come possiamo discernerle? da che cosa possiamo distinguerle? Dall'olio. L'olio è il simbolo di qualcosa di grande, di molto importante. Non è forse la carità? Questa che vi faccio è una domanda, anziché un'affermazione precipitosa. Vi dirò perché mi pare che l'olio sia simbolo della carità. L'Apostolo dice: Io v'indico una via più sublime(1Cor 12,31). Quale via più sublime addita? Se sapessi parlare le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come una campana che suona o un tamburo che rimbomba (1Cor 13,1). Ecco la via più sublime, cioè la carità, che a giusto titolo è simboleggiata dall'olio. L'olio infatti rimane al di sopra di tutti i liquidi. Se si mette dell'acqua in un vaso e vi si versa sopra dell'olio, l'olio rimane alla superficie. Se ci metti olio e vi versi sopra acqua, l'olio rimane a galla. Se lo lasci al suo posto naturale l'olio sta sempre al di sopra; se tu volessi cambiare la sua posizione naturale tornerebbe sempre a galla. La carità non cadrà mai (1Cor 13,8).
    (Agostino, Discorsi, 93, 4, 5).

    15. Mostra di nuovo che non sarà di breve durata il tempo intermedio, distogliendo i discepoli dall’aspettarsi che il suo regno sarebbe apparso immediatamente. Essi speravano questo; perciò continuamente li allontana da questa speranza.
    (Giovanni Crisostomo, Omelie in Matteo, 78, 1).

    16. E allora, fratelli? Trattiamo ormai delle cinque vergini sagge e delle cinque stolte. Volevano andare incontro allo sposo. Che significa: "andare incontro allo sposo"? Andare col cuore, aspettare il suo arrivo. Ma quello tardava. Mentre egli tardava si addormentarono tutte. Che significa tutte? Tanto le sciocche quanto le sagge si assopirono tutte e si addormentarono (25,5). È forse buono questo sonno? Che significa questo sonno? Forse per il ritardo dello sposo, poiché il male sarà assai diffuso, si raffredderà la carità di molti? Dovremo forse intendere in questo senso tale sonno? Non sono d'accordo, e dico perché. Perché tra quelle vergini ci sono quelle sagge; e in ogni modo quando il Signore disse: Poiché il male sarà assai diffuso, si raffredderà la carità di molti, soggiunse e disse: Ma chi persevererà sino alla fine sarà salvo (Mt 24,12). Dove volete che si trovino queste prudenti? Non volete forse che si trovino tra coloro che perseverarono sino alla fine? Non per altro motivo, fratelli, assolutamente per alcun altro motivo sarebbero state fatte entrare se non perché avevano perseverato sino alla fine. Non s'insinuò dunque di nascosto in esse il freddo della carità, in esse non si raffreddò la carità, ma continuò ad ardere sino alla fine. Poiché continuò ad ardere sino alla fine, si aprirono per esse le porte dello sposo; per questo fu detto loro di entrare come a quell'ottimo servo: Entra e partecipa alla gioia del tuo Signore (Mt 25,21.23). Che significa dunque: Furono prese tutte dal sonno? Si tratta d'un altro sonno che non può essere evitato da nessuno. Non vi ricordate di quanto dice l'Apostolo: Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell'ignoranza riguardo a quelli che dormono (1Tes 4,13), cioè riguardo a coloro che sono morti? E per qual motivo si chiamano "dormienti" se non perché nel giorno destinato risorgeranno? Si addormentarono dunque tutte. Forse perché una è prudente non morrà? Che una vergine sia sciocca o saggia, tutte dovranno sottostare al sonno della morte.
    (Agostino, Discorsi, 93, 4, 5).

    17. 1. L’intelletto sano, non amante del rischio, pio e amante della verità, ciò che Dio ha messo in potere degli uomini e ha sottomesso alla nostra scienza, lo mediterà volentieri e in esso progredirà rendendo facile l’apprendimento con l’esercizio quotidiano. Tali sono le cose che cadono sotto i nostri occhi e quelle che sono state dette nelle divine scritture con le loro stesse parole, chiaramente e senza ambiguità. Perciò le parabole debbono essere comprese alla luce di insegnamenti non ambigui, perché chi le spiega così le spiega senza pericolo e le parabole riceveranno da tutti una spiegazione simile e il corpo della verità rimane intatto, armonioso quanto al collegamento delle membra e senza sconnessioni. Ma è una stoltezza usare per le spiegazioni delle parabole che ciascuno trova come vuole, ciò che non è stato detto chiaramente e non ci è stato posto davanti agli occhi. Così, infatti, nessuno avrà la regola della verità, ma quanti saranno coloro che spiegano le parabole, altrettante appariranno le verità contrastanti tra loro, che stabiliscono dottrine opposte tra loro, come le questioni dei filosofi pagani.
    2. Pertanto secondo questo criterio l’uomo cercherà sempre, ma non troverà mai, perché rifiuta proprio la norma della ricerca. E quando arriverà lo sposo, colui che ha la lampada non preparata, per cui non rifulge di chiaro splendore, corre da coloro che nelle tenebre vendono le spiegazioni delle parabole, abbandonando colui che dà gratuitamente, per mezzo della predicazione palese, la possibilità di entrare da lui e rimane fuori dal suo talamo. Pertanto, tutte le Scritture, le profezie e i vangeli che possono essere conosciute ugualmente da tutti, chiaramente e senza ambiguità, anche se non tutti credono, proclamano che un unico e solo Dio, ad esclusione di ogni altro, ha creato tutte le cose per mezzo del suo Logos […]
    (Ireneo di Lione, Contro le eresie, II, 27, 1-2).

    18. Il grido a mezzanotte, tra l’ignoranza generale, è la voce della tromba che precede la venuta del Signore e risveglia tutti perché vadano incontro allo sposo.
    (Ilario di Poitiers, Commentario a Matteo, 27, 4).

    19. Ecco che a mezzanotte si udì un grido (Mt 25,6). Che significa: a mezzanotte? Quando non si spera, quando non si crede affatto. Dice "notte" nel senso di "ignoranza". Qualcuno tra sé e sé fa questo calcolo: "Ecco, da Adamo sono passati tanti anni e siamo ormai al termine di seimila anni; ora, secondo i calcoli d'alcuni interpreti, deve venire senz'altro il giorno del giudizio". Ma tutti questi calcoli se ne vanno e passano e lo sposo tarda ancora a venire, e sono immerse nel sonno le vergini che gli erano andate incontro. Ma ecco che, mentre non si spera più, mentre si dice: "Sono passati i seimila anni che aspettavamo, e come potremo sapere ora quando verrà?", egli verrà a mezzanotte. Che significa: "Verrà a mezzanotte"? Verrà quando non lo saprai. Perché verrà quando non lo saprai? Ascolta il Signore in persona: Non spetta a voi sapere il tempo che il Padre si è riservato di fissare (At 1,17). Il giorno del Signore - dice l'Apostolo - verrà come un ladro di notte (1Ts 5,2). Veglia dunque di notte per non essere sorpreso dal ladro. Poiché, volere o no, il sonno della morte verrà.
    (Agostino, Discorsi, 93, 7, 8).

    20. L'animo delle vergini stolte si lascerà bensì trascinare dalla propria abitudine ma, in mancanza delle lodi umane, verrà meno. Esse infatti non dissero sinceramente: La mia lode è presso di te (Sal 21,26); o: L'anima mia si vanterà nel Signore (Sal 33,3), né si gloriarono nel Signore, ma disconoscendo la giustizia di Dio, cercarono di accampare una giustizia propria (Rm 10,3). Questa è la ragione per cui chiedono alle vergini sagge l'olio, cioè qualche conforto, ma non lo trovano né lo ricevono, poiché quelle rispondono di non sapere se basti a loro medesime la buona coscienza, per cui si attendono misericordia dal divino giudice; quando questi si sarà assiso sul trono, chi mai potrà gloriarsi di avere un cuore puro o di essere mondo da peccato, se la misericordia non sorpassa la severità del giudizio (Gc 2,13)? Questa misericordia scenderà su coloro che fecero le opere di pietà con l'intenzione di essere trattati con indulgenza da Colui, dal quale sapevano di aver avuto quanto possedevano (1Cor 1,31), né si gloriavano come se non lo avessero avuto in dono ma lo possedessero da sé, per potersene compiacere a guisa degli stolti che si compiacciono di se stessi come di un bene datosi da sé per adulazione o per errore, e sono lodati come fossero qualcosa. Chi però crede di essere qualcosa, mentre non è nulla - dice l'Apostolo - inganna se stesso. Ciascuno consideri seriamente il proprio operato e allora troverà motivo di gloriarsi solo in se stesso e non in un altro (Gal 6,3); questo vuol dire portare l'olio con sé: non dipendere dalla lode altrui. Ma quale gloria potrà avere in sé medesimo, se non possederà Colui, in onore del quale si canta: Tu sei la gloria mia ed innalzi il mio capo (Sal 3,4), affinché, come spesso occorre dire, chi si gloria, si glori nel Signore (1Cor 1,31)?
    (Agostino, Lettere, 140, 34, 79).

    21. L’olio designa lo splendore della gloria, i piccoli vasi sono i nostri cuori, in cui portiamo tutti i pensieri. Le vergini sagge hanno l’olio nei vasetti, e ciò è simbolo dello splendore di gloria custodito nella coscienza, como attesta Paolo: “Il nostro vanto è nella testimonianza della coscienza” (2Cor 1,12). Le vergini stolte non prendono invece l’olio con sé, come a dire che non custodiscono la gloria nella coscienza, perché vanno a mendicarla dalle labbra del prossimo. Dobbiamo anche notare che tutte portano le lampade ma non tutte sono rifornite di olio, perché spesso anche i reprobi mostrano di compiere buone opere con gli eletti, ma si presentano allo sposo con l’olio nella lampada soltanto quelli che aspirano a una gloria gustata nell’intimo per le opere esternamente compiute. Per questo nel salmista leggiamo della santa Chiesa degli eletti: “Tutta la gloria della figlia del re proviene dall’intimo” (Sal 44,14).
    (Gregorio Magno, Omelie sul vangelo, I, 12, 1).

    22. Non s'inorgoglisca per le lodi degli uomini, per non appartenere al numero delle vergini stolte (Mt 25,3), che godono delle lodi altrui ed operano il bene per vanagloria, non per dovere della propria coscienza, dove è loro testimone Iddio. E' questo l'ultimo quesito che mi hai proposto. L'anima razionale appartenga invece al numero delle vergini sagge e possa dire come l'Apostolo: La nostra gloria è questa: la testimonianza della nostra coscienza (2Cor 1,12). Questo vuol dire portare con sé l'olio, non andarlo a comprare dai venditori, cioè dagli adulatori. Poiché gli adulatori sogliono vendere la propria lode come olio agli stolti. Di questo olio si legge nel salmo: Il giusto mi correggerà nella sua misericordia; ma l'olio del peccatore non impinguerà il capo mio (Sal 140,5). Preferisce essere ripreso caritatevolmente dal giusto e venire, per così dire, schiaffeggiato da lui, anziché essere lodato dall'adulazione del peccatore, sicché il capo gli cresca alto in superbia.
    (Agostino, Lettere, 140, 31, 74).

    23. Vedi che cosa vuol dire: Dateci un po' d'olio. Si sentirono rispondere: Andate piuttosto dai venditori (Mt 25,8). Abituate come siete a vivere bene per le lodi umane, per questo voi non portate l'olio con voi, ma noi non ve lo diamo perché potrebbe non bastare né a noi né a voi. In realtà noi a mala pena osiamo giudicare noi stesse, tanto meno possiamo giudicare voi. Che vuol dire: "A mala pena osiamo giudicare noi stesse"? Vuol dire che quando il re della giustizia si sarà assiso in trono, chi si potrà vantare d'avere il cuore puro? (cf. Prov 20,8-9). Forse tu non trovi nulla di riprovevole nella tua coscienza, ma lo vede Colui che ci vede meglio, il cui sguardo divino penetra nei segreti più profondi: vede forse qual cosa, trova forse qualcosa di male. Quanto faresti meglio a dirgli: Non entrare in giudizio col tuo servo (Sal 142,2). E quanto meglio faresti a dirgli: Rimetti a noi i nostri debiti (Mt 6,12). Poiché a causa di quelle fiaccole, di quelle lampade sarà detto anche a te: Avevo fame e mi hai dato da mangiare (Mt 25,35). Che dire dunque? Non fecero così anche le stolte? Sì, ma non lo fecero agli occhi di Dio. Ma allora in qual modo lo fecero? Lo fecero come proibisce di farlo il Signore, che disse: Badate di non fare le vostre opere buone davanti alla gente per essere ammirati da essa; altrimenti non riceverete alcuna ricompensa dal Padre vostro, ch'è in cielo. E quando pregate, non imitate gl'ipocriti, poiché amano stare in piedi sulle piazze e pregare per essere visti dalla gente. Io vi assicuro che hanno già ricevuta la recompensa (Mt 6,1-5). Comprarono l'olio, sborsarono il prezzo; comprarono, non furono defraudati delle lodi umane; andarono in cerca delle lodi umane, le ebbero. Nel giorno del giudizio però queste lodi umane non potranno servir loro a nulla. Ma quelle altre come agirono? Le vostre opere buone risplendano davanti alla gente, perché vedano le vostre buone azioni e diano gloria al Padre vostro ch'è nei cielo (Mt 5,16). Non dice: "Diano gloria a voi". L'olio infatti non l'hai per merito tuo. Vàntati e di': "Io ce l'ho, ma perché datomi da lui". In realtà che cosa hai che non hai ricevuto? (1Cor 4,7). Quelle agirono in quel modo, queste invece in quest'altro modo.
    (Agostino, Discorsi, 93, 9, 14).

    24. “Andate dai venditori e compratene” (Mt 25,9). Chi sono I venditori? I poveri. E dove si trovano costoro? Quaggiù; allora bisognava cercare l’olio, non in quel momento. Vedi che grande affare ci viene dai poveri? Se li elimini, elimini una grande speranza della nostra salvezza. Perciò si deve raccogliere l’olio quaggiù, perché sia utile lassù, quando il tempo ci invita, perché il momento della raccolta non è quello, ma questo.
    (Giovanni Crisostomo, Omelie in Matteo, 78, 1-2).

    25. Non c'è da meravigliarsi però che, mentre [le stolte] vanno a comprare, mentre cioè vanno in cerca d'individui da cui esser lodate, ma senza trovarli, mentre vanno in cerca d'individui da cui ricevere incoraggiamenti, ma senza trovarli, si apre la porta, arriva lo Sposo e la sposa, cioè la Chiesa già glorificata con Cristo in modo che tutte le membra si riuniscano a tutto il corpo. [Le sagge allora] entrarono con lui nella sala del banchetto nuziale e la porta fu chiusa (Mt 25,10). Arrivarono poi anche le stolte, ma riuscirono forse a comprare l'olio o trovarono chi glielo vendesse? Per questo motivo trovarono le porte chiuse; si misero a bussare, ma troppo tardi.
    È stato detto, ed è vero, è stato detto senza inganno: Bussate e vi sarà aperto (Mt 7,7), ma si deve bussare adesso ch'è il tempo della misericordia, non quando sarà il tempo del giudizio. Poiché questi tempi non possono confondersi, dal momento che la Chiesa canta al proprio Signore la misericordia e la giustizia (cf. Sal 100,1). Pèntiti ora ch'è tempo di misericordia. Ti pentirai forse al tempo del giudizio? Se farai così ti troverai tra le vergini alle quali fu chiusa in faccia la porta. Signore, Signore, aprici (Mt 25,11). Non si pentirono forse di non aver portato l'olio con loro? Ma che cosa giovò la tardiva resipiscenza, quando furono derise dalla vera sapienza? La porta, dunque, fu chiusa. E che cosa fu detto loro? Non so chi siete (Mt 25,10.22). Non le conosceva forse Colui che conosce tutto? Che significa allora: Non so chi siete? Io non vi approvo, ma vi riprovo. Io non vi riconosco conformi alla mia sapienza creatrice; essa non conosce i vizi ma, cosa da sottolineare, non li conosce eppure li giudica. L'ignora perché non li ha fatti, ma li giudica perché li biasima. In questo senso dunque io non vi conosco.
    (Agostino, Discorsi, 93, 9, 15-10,18).